Alto Piemonte, D… come Domodossola
D come Domodossola, chissà quante volte lo abbiamo detto, facendo lo spelling a qualche parola contenente questa consonante, senza magari sapere che Domodossola è una ridente cittadina dell‘Alto Piemonte, nel cuore di quella Val d’Ossola, che si estende ai piedi del Monte Rosa, ai confini con il cantone svizzero del Vallese.
Una storia antica e gloriosa, la sua, dall’epoca preromana alle mitiche giornate della Repubblica dell’Ossola (settembre 1944), in piena occupazione tedesca.
Ma soprattutto, una posizione invidiabile, più che strategica, a due passi dal Sempione e dal Vallese svizzero; vicinissima ai laghi Maggiore, Orta e Mergozzo; nel cuore di una valle solcata dal fiume Toce , ai piedi dello storico Colle di Mattarella e delle colline di Vagna.
E comodamente raggiungibile per chi parte da Milano, Torino, Genova o dal Lago Maggiore.
Da Domodossola parte anche la Ferrovia Vigezzina, con il trenino bianco e blu che porta a Locarno, nel cuore del Canton Ticino (Svizzera).
Neppure io conoscevo Domodossola, è stata una sorpresa più che piacevole poterla scoprire a poco a poco, in una bella giornata di fine autunno, con una luce morbida che fa risplendere le facciate dei palazzetti d’epoca, le insegne degli esercizi commerciali, le antiche case Walser, la bella piazza del Mercato.
Piccola ma di spessore, mi verrebbe da commentare, sulla falsa riga del detto che nella botte piccola c’è il vino buono. E di cose buone e belle, a Domodossola, ce ne sono davvero tante. Scopriamole insieme!
QUATTRO PASSI NEL CENTRO STORICO
Davvero carino e ben tenuto, il centro storico di Domodossola, ricco di monumenti e testimonianze del passato.
Il fulcro è sicuramente piazza del Mercato, circondata da edifici di origine medievale che nel rinascimento hanno avuto nuova vita, rendendola un vero e proprio gioiello architettonico, densa di fascino nella sua asimmetria, con portici quattrocenteschi che sostengono case gentilizie del XV e XVI secolo. E tanta vivacità, soprattutto il sabato mattina, quando lo storico mercato settimanale diventa punto di ritrovo non solo per gli ossolani ma anche per gli svizzeri dal vicino Vallese.
Via Briona è un’arteria focale, bordata da vecchie case coi tetti in piole o piode, le tipiche tegole locali, ricavate dalla pietra serizzo.
Nel vecchio quartiere La Motta, spicca invece piazza Fontana, al cui centro c’è una fontana ottagonale con obelisco ottocentesco.
Anche l’architettura religiosa conserva monumenti di tutto rispetto, come la chiesa dei Santi Gervasio e Protasio di fine ’700, composta da tre navate e sei cappelle e un pregevole altare maggiore in marmi policromi.
O il seicentesco Santuario della Madonna della Neve con all’interno affreschi e dipinti preziosi, tra cui uno Sposalizio della Vergine e San Biagio, attribuito al pittore fiorentino Luigi Reali.
E poi, non dimentichiamo il Sacro Monte di Domodossola, che si eleva a sentinella sulla città ed è parte integrante del Patrimonio Unesco, con i suoi tanti edifici religiosi, tra cui quindici cappelle e il Santuario del Santissimo Crocifisso.
Ma le sorprese non sono finite, perché le viuzze del centro storico schiudono anche una tipica Casa Walser, austera e silenziosa nei toni scuri del legno e della pietra, che testimonia l’influenza di questo popolo di origini germaniche, stanziato ai piedi del Monte Rosa, tra Alto Piemonte (Valsesia e Ossola) e Valle d’Aosta, che ancora oggi parla una lingua propria, il Titsch, e conosce l’arte di vivere in simbiosi con la natura.
Proprio a questo stile di vita, si ispirano i prodotti di un’azienda locale, Segreti Walser, il cui profumato negozietto è un tripudio di materia prime naturali (miele, mirtilli, fieno, erbe aromatiche, uva rossa…), che diventano cosmetici, creme e unguenti per il corpo, candele e profumatori per ambienti, saponi, essenze e molto altro. Un modo, anche questo, per trasmettere l’amore per la montagna e i suoi preziosi segreti.
LA MOSTRA DA NON PERDERE
Si intitola Il Gran teatro della Luce tra Tiziano e Renoir la bellissima mostra tematica allestita a Palazzo San Francesco, sede dei Musei Civici Gian Giacomo Galletti di Domodossola.
Fino al 7 gennaio 2024, offre al visitatore un modo originale di indagare gli effetti della luce nell’arte, attraverso una quarantina di opere di epoca varia, distribuite tra le navate trasformate in quinte teatrali, di questo magnifico palazzo ex chiesa francescana.
La prima sezione mette in mostra alcuni dipinti a lume di candela, in cui protagonista è la luce fioca che emanano candele e tizzoni, come nelle opere dei fiamminghi Adam de Coster, Gherardo delle Notti, Trophime Bigot o come nella silente natura morta di Giorgio De Chirico, che offre una prova dell’impiego della luce agli inizi del secolo scorso.
Ma c’è anche una luce che rivela il divino, in una serie di opere a soggetto sacro, come la toccante Deposizione di Cristo nel sepolcro di Tiziano o il Cristo alla colonna di Mattia Preti, pittore di scuola caravaggesca.
Il percorso della mostra, comprende poi la luce della natura e del paesaggio, con dipinti inediti di Ashton e Pennasilico, che, tra monti e laghi, portano sulla tela anche i paesaggi ossolani.
La luce, si sa, fu il chiodo fisso dei divisionisti e degli impressionisti, di cui si ammirano qui i Panni al sole di Pelizza da Volpedo e Le laveuses au Béal di Renoir.
E poi, va in scena una luce controllata con la Morte di Cleopatra del Glisenti; una emozionale con La sedia vuota di Morbelli o una narrante con Il Bacio di Gaetano Previati.
Interessante anche l’ultima sezione, che prende in esame le conquiste tecnologiche che hanno prodotto la luce elettrica, celebrando anche la Val d’Ossola, culla della nascente industria per la produzione di questo tipo di energia, attraverso un Plastico del 1930 con gli impianti idroelettrici della Valle del Toce e rari cimeli d’epoca.
La mostra termina il prossimo 7 gennaio 2024 e da giovedì a domenica, osserva i seguenti orari: 10-13 15-18.
INFO UTILI
Le soste golose
Un territorio così ricco di natura e ambienti non poteva non portare in tavola prodotti di pregio come funghi, tartufi, miele, castagne, verdure, erbe aromatiche, frutti di bosco, pesce lacustre, carni biologiche, formaggi che profumano di pascolo e molto altro. Un paniere incredibilmente ricco, che locande e ristoranti declinano alla grande.
Un’esperienza che consiglio vivamente, è quella di prenotare un pranzo (il servizio è attivo da lunedì a giovedì) al Ristorante dell’Istituto Alberghiero Mellerio Rosmini, dove una brigata di talentuosi allievi, coordinata dai docenti, propone piatti ispirati alla grande tradizione dell’Alto Piemonte, realizzati con prodotti freschi stagionali del territorio.
Se amate i formaggi, soprattutto quelli bio, il posto giusto è #faicheese, la sala degustazioni con annesso negozietto dell’Azienda Agricola Dellapiazza a Trontano, dove Jodi Maccagno, il titolare, vi guida in una saporitissima degustazione, dopo avervi mostrato il ciclo di allevamento delle sue mucche di razza bruna alpina e pezzata rossa e di simpatiche caprette di razza camosciata e bianca sanna.
I formaggi che questo latte consente di ottenere sono davvero strepitosi e spaziano da tome stagionate 50 giorni a un formaggio di malga detto Quarata, la cui lavorazione è simile a quella del Taleggio, fino a un Grasso d’Alpe del Monscera, ricco di betacarotene.
Una manciata di chilometri ed ecco Mergozzo, borgo antico e minuscolo adagiato sulle sponde del lago omonimo, dove si aprono le porte di un locale molto accogliente, il Grotto La Dispensa, regno di Carlo Sacco, autentico mattatore della sala, mentre la, Roberta Mirarchi, moglie si esprime ai fornelli, firmando squisitezze come Flan di zucca, fonduta e mostarda di pere; lavarello in carpione delicato, vitello tonnato alla moda vegia e una corroborante Zuppa Walser, a base di pane, patate, formaggio, cipolla, pepe e pancetta cruda disidratata della Val Vigezzo.
Come arrivare
IN AUTO
Da Milano, imboccare l’autostrada A8 in direzione Sesto Calende, al raccordo con la A26 proseguire in direzione Gravellona Toce, dove l’autostrada diventa SS33 Superstrada dell’Ossola. Percorrerla fino all’uscita di Domodossola.
Da Torino, si imbocca la tangenziale verso l’autostrada A55, si prende poi l’autostrada A4 in direzione Milano. Al raccordo proseguire sulla A26, direzione Gravellona Toce, dove diventa SS33 Superstrada dell’Ossola, che conduce all’uscita di Domodossola.
Da Genova, imboccare l’autostrada A26 in direzione Gravellona Toce. Proseguire sulla SS33 Superstrada dell’Ossola fino all’uscita di Domodossola.
IN TRENO
Da Milano, la linea è servita da treni Eurocity, Intercity, Interregionali e Regionali di Trenitalia e Trenord che percorrono sia la tratta Domodossola-Milano che Domodossola-Novara.
Da Torino, il modo più spedito è quello di transitare su Milano con Trenitalia, Italo o Trenord e proseguire quindi per Domodossola.
Dalla Svizzera, i treni delle ferrovie svizzere (FFS) e delle BLS, in arrivo dal Canton Vallese attraverso il traforo ferroviario del Sempione, collegano Domodossola a Briga, Ginevra, Zurigo, Losanna e Berna.
Novità turistica degli ultimi anni è il Trenino Verde delle Alpi, che percorre con splendidi treni panoramici la linea ferroviaria BLS del Loetschberg da Domodossola e da Briga, toccando i paesini dell’Oberland fino a Thun e Berna.
Il Canton Ticino è collegato a Domodossola dai trenini panoramici bianco-blu della Ferrovia Vigezzina-Centovalli, che partono da Locarno e attraverso le Centovalli e la Valle Vigezzo arrivano a Domodossola.
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