Australia / Flinders, Viaggio alle Origini della Terra

Scritto da Maurizia Ghisoni | ottobre 21, 2014 0

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Dal finestrino del piccolo aereo, Wilpena Pound sembra un gigantesco calderone verde, un cratere senza fine abbracciato dal rosso del deserto australiano.

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Il nostro sguardo si perde in un paesaggio più che primitivo. Monti aspri, inospitali. Vortici di correnti che innalzano colonne di polveri. Piste che sembrano nascere e terminare nel nulla.

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Questo scenario da fantascienza ci da’ il benvenuto al Flinders Ranges National Park, 95mila ettari di natura selvaggia, nel South Australia, mossi da una serie di catene montuose a singhiozzo, che corrono per 500 km in direzione nord-sud, dando vita a una delle aree protette più amate e frequentate dagli australiani (gli europei sono ancora pochi), di tutte le 322 di questa parte di continente. E Wilpena Pound ne è il cuore pulsante.

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Dall’alto, il deserto ci appare rugoso, come la pelle di un elefante. Inquietante, perché sembra non avere fine, ma al tempo stesso affascinante, come tutti i luoghi inospitali, dove la natura si mostra in tutta la sua ruvida bellezza.

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In quest’angolo remoto della terra, vivono i discendenti degli aborigeni Adnyamathanha, che significa Gente delle Alture. Un popolo di origini millenarie, sopravvissuto alle avversità del territorio, grazie a una spiccata capacità di scendervi a compromessi, rispettando ambienti e risorse.
Secondo una loro leggenda, alle origini del paesaggio di Wilpena Pound ci sarebbero stati due enormi serpenti, che divorarono tutti gli esseri viventi, ad eccezione di Wala, il tacchino, di Yulu, il martin pescatore e di un giovane uomo.

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Quando venne il momento di morire, i due grossi serpenti assunsero una forma acciambellata, dando vita a questa chiostra di montagne, che sono il baricentro di un’area protetta frequentatissima dagli amanti del trekking e di chi apprezza lo spirito dell’Outback, il deserto australiano.

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Per un australiano, Outback significa tutto ciò che sta fuori dai centri abitati: spazi infiniti, tramonti da cartolina, piste eterne e polverose. E un indomabile senso di libertà!

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A tutt’oggi, la catena dei Flinders Ranges è oggetto di studi approfonditi da parte dei geologi, perché riconosciuta tra le più antiche del pianeta.  Per gli appassionati di birdwatching è invece un paradiso popolato da emù, aquile dalla coda cuneiforme e pappagalli multicolore. Con un po’ di fortuna, si può avvistare il wallaby delle rocce con le zampe gialle, un marsupiale che ha rischiato di estinguersi per la caccia indiscriminata.

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Alcuni animali, come i canguri, si sono invece abituati alla presenza dell’uomo e si avvicinano senza timore ai bungalow di Wilpena Pound. Altri sono più diffidenti e si tengono a distanza, dando modo di intravederli solo all’alba o al tramonto, soprattutto in inverno.

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Per i viaggiatori dell’Outback, il Flinders Ranges National Park è l’anima stessa dell’Australia, da scoprire rigorosamente a piedi. Decine di sentieri ottimamente segnalati si addentrano tra pareti scoscese di roccia; tra gole profonde dove a stento arrivano i raggi del sole; tra foreste di eucalipti e boscaglie di acacie.

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Le formazioni rocciose assumono le forme più singolari e di tanto in tanto, schiudono enigmatiche incisioni rupestri, le cui origini si perdono nella notte dei tempi. Come quelle del Sacred Canyon raffiguranti tracce di animali o di Yurambulla Rock Shelter, con diverse pitture fra cui figure umane stilizzate.

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Da Wilpena Pound si diramano una ventina di tracciati tecnicamente non impegnativi, accessibili a tutti. Vale, per esempio, la pena salire al St. Mary’s Peak, la vetta più alta (1179 mt., escursione di una giornata), per ammirare uno dei profili più spettacolari del cratere di Wilpena Pound, formatosi dall’erosione di montagne un tempo altissime.

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Quando,invece, a prevalere è la pigrizia, come, in alcuni giorni, è capitato anche a noi, si può noleggiare un mezzo 4×4 e andare alla scoperta del Brachina Gorge Geological Trail, 20 km di paesaggi mozzafiato e formazioni rocciose vecchie anche 120 milioni di anni, che svelano la storia della terra e la formazione della vita.

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Il percorso termina sulla Highway B83, che collega Port Augusta a Marree, dove il deserto incontra il Flinders Ranges. Qui, abbiamo trovato una stazione di servizio più unica che rara: sette persone, una pompa di benzina, un albergo famoso in tutta Australia, il Prairie Hotel, per gli amici, Para Pub, irrinunciabile punto di ristoro per tutti i viaggiatori dell’Outback.

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Dopo tanta polvere rossa, non ha prezzo sorseggiare una birra ghiacciata o un Black Rat, versione locale del Cuba Libre, tranquillamente seduti sotto al portico, con vista tramonto.

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Con pochi dollari, qui, si possono gustare panini super farciti, pizza e piatti più stuzzicanti, come canguro affumicato; crostini di pane cotto nella cenere con paté di emu oppure filetto di cammello.

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E al bancone di legno, non è raro poter ascoltare le storie di camionisti e allevatori abituati ad attraversare l’Outback e a carpirne i segreti giorno dopo giorno.

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Gente che ha imparato sulla propria pelle ad amare una terra cosi aspra, di cui non potrebbero assolutamente fare a meno.

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Link utili :   Tourism  Australia     www.australia.com          www.southaustralia.com

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