Toscana, autunno in Chianti
A Firenze, fin dal Medioevo, si diceva: <<Sei ricco come tu avessi un podere in Chianti>>, il che lasciava intendere come quei sessantamila ettari di territorio che scendevano a sud fino a Siena, mossi da colline di vigneti, uliveti e macchie di bosco, avessero fin da allora fama di paese del bengodi. Un angolo di Toscana benedetto dalla natura, dove la terra e i suoi prodotti primeggiavano in bontà e generosità.
Da allora, questa fama non si è incrinata e il Chianti Classico può ben fregiarsi del titolo di terra di eccellenze naturali, culturali, enogastronomiche. Patria di uno dei vini più conosciuti nel mondo; di carni squisite come quelle dei bovini di razza Chianina; di salumi unici come quelli di Cinta senese; di pecorini aromatici e profumati; di un olio extravergine dalle note fruttate e, più in generale, di una non comune attenzione per il territorio, le tradizioni, l’agricoltura, la conservazione delle razze autoctone.
Insomma, questo piccolo mondo, che non è più Firenze e non è ancora Siena, vive di luce propria, forte del suo equilibrio con la natura, della cultura contadina, delle sue pievi millenarie, dei casali isolati sui poggi, dei borghi fortificati che riflettono la storia.
Non resta quindi che scoprirlo.
L’ITINERARIO
Lasciamo l’autostrada A1 al casello di Firenze Certosa e imbocchiamo la statale 2 all’altezza di San Casciano Val di Pesa con direzione Greve in Chianti, capoluogo dell’omonima valle, con la strada che serpeggia sui fianchi della collina, buca zone di boscaglia fitta, fa su e giù tra file di cipressi dritti come fucilate, disegna ghirigori tra ordinate geometrie di vigneti e uliveti.
A una ventina di chilometri dal fondovalle, superato il borgo medievale di Montefioralle, incontriamo Greve, cittadina con poco più di tredicimila abitanti, il cui centro si avvita attorno alla bella piazza porticata, animata il sabato mattina dal mercato. La fila di bancarelle traboccanti di frutta, verdura, fiori e altri prodotti di fattoria la rende particolarmente bella e ricorda che Greve, sulla rotta per Firenze e ai margini di strade storiche come la Francigena e la Volterrana, gioca da sempre un ruolo di importante piazza commerciale.
I fan di Oriana Fallaci ricorderanno anche che qui la grande scrittrice e giornalista aveva il suo buen retiro, il casale di famiglia dove si riposava tra una fatica editoriale e l’altra e dove sfuggiva alla calura fiorentina.
A Greve non manca neppure il tocco dell’arte, come testimonia la chiesa di Santa Croce al cui interno si trova un pregiato trittico del XV secolo a firma Lorenzo Bicci.
Proseguiamo in direzione sud con la statale 222, la storica Chiantigiana, che consente di visitare due pievi solitarie: San Leolino del XII, con all’interno affreschi, tavole, maioliche medievali e un suggestivo chiostro trecentesco, unico esempio in Chianti. E l’Oratorio di San Eufrosino, meta di nutriti pellegrinaggi durante il medioevo.
Superata Panzano, distante 7 km da Greve, imbocchiamo la statale 429 che corre a sud, guardata a vista dal Castello di Volpaia, delizioso borgo del XII secolo incorniciato da uliveti e vigneti, i cui restauri ne hanno valorizzato la struggente bellezza.
E’ il caso di dire che, qui, il Chianti sfodera uno dei suoi profili più esuberanti. La statale si dipana infatti tra ambienti che diventano via via più selvaggi e inaspettati, con colline ricoperte da fitta boscaglia, habitat ideale non solo del cinghiale ma anche della Cinta senese, allevata allo stato brado; con valli, che somigliano a piccole gole vertiginose, dove i raggi del sole faticano a toccare la terra. E l’ininterrotta sequenza di cartelli con il Gallo Nero che ci ricorda che ci troviamo su una delle strade del vino più famose non solo d’Italia ma del mondo. Un microcosmo dove il vino è dappertutto: <<in chiesa, in casa, in cucina>>, annotava lo scrittore Piero Chiara.
Dietro l’ultimo tornante, ci appare all’improvviso Radda in Chianti, adagiata su un poggio, da dove, un tempo, si spiava la Valdarno. Protetta da spesse mura, Radda si trovò, come del resto tutto il Chianti, al centro di scaramucce medievali tra Firenze e Siena, finché, nel 1384, vide nascere la Lega del Chianti, con simbolo proprio il Gallo Nero, una specie di giurisdizione autonoma, che inglobava il contado fiorentino, con tanto di statuto e potestà difensive.
Il borgo è dominato dal quattrocentesco Palazzo del Podestà, che sfoggia una bella torre merlata; mentre, appena fuori, merita una visita il Convento francescano di Santa Maria al Prato, trasformato in Museo di Arte Sacra del Chianti, dove sono in mostra polittici, pale d’altare e croci astili di epoca romanica.
Nonostante le dimensioni modeste, Radda ha avuto un ruolo cruciale in fatto di vino e politica vinicola, come ricorda anche una lapide sotto il portico del Palazzo Comunale: qui, il 24 maggio 1924, nacque il Consorzio del Vino Chianti Classico e furono prese tutte le decisioni più importanti in fatto di marchio storico, promozione e commercializzazione di questo nettare color rubino.
Il nostro itinerario prosegue sempre a sud, sulla statale 429 e poi sulla 484, che spalancano scorci non poco affascinanti, snocciolando complessi architettonici monumentali, come Badia a Coltibuono, abbazia millenaria trasformata in azienda agricola; il Castello di Meleto (XII secolo) poco oltre Gaiole in Chianti e quello di Brolio, con il giardino all’italiana e un parco romantico con pregiate essenze arboree. Di origine longobarda, svetta su un poggio isolato alle pendici dei Monti del Chianti: dalle sue mura di cinta, alte fino a 16 metri, il panorama è bellissimo; nelle giornate limpide, lo sguardo spazia da Siena all’Amiata ai monti di Volterra. L’odierno palazzo fu invece fatto costruire nel 1860 da Bettino Ricasoli, il “barone di ferro”, primo ministro del Regno d’Italia e compilatore del primo Disciplinare del vino Chianti Classico.
Il tratto meridionale della statale 484 schiude gli ultimi scampoli di Chianti, accompagnandoci al termine del nostro itinerario. Una deviazione nei pressi di Brolio ci consente di ammirare le viuzze e la Pieve di Borgo San Felice, complesso turistico adagiato su un colle nel comune di Castelnuovo Berardenga, a un tiro di schioppo da Siena. Gli accurati restauri lo hanno reso un sogno a occhi aperti, meta di un turismo discreto e d’élite, complici l’alto livello dei servizi e la qualità dei prodotti dell’azienda agricola.
Il CHIANTI CURIOSO
Tra le pieghe di questo territorio più unico che raro, si annidano storie e curiosità che catturano anche il turista più distratto.
Tra Castellina in Chianti e San Donato in Poggio, per esempio, sorge la Fattoria La Ripa, oggi azienda vinicola, ma un tempo, di proprietà di tal Lisa Gherardini sposa di Francesco del Giocondo, nota universalmente come La Gioconda. Lisa ereditò questa e altre proprietà dal padre e com’era uso del tempo, le portò in dote al consorte, uomo molto più anziano di lei. Gli attuali proprietari vivrebbero così sugli antichi possedimenti della Gioconda, donna che gli studiosi hanno definito nobile casalinga dedita ai figli, devota a Dio e al consorte, ma che quel geniaccio di Leonardo, ritraendola con quel sorriso enigamatico ( 1503 e il 1506), trasformò in icona planetaria.
Sulla collina di Pievasciata, a un tiro di schioppo da Castelnuovo Berardenga (Si), c’è il Parco delle Sculture del Chianti, mostra permanente e a cielo aperto di opere e installazioni contemporanee. Un luogo a dir poco magico, dove nature e arte dialogano alla perfezione, grazie all’estro e alla sensibilità di artisti da tutto il mondo, che hanno utilizzato i materiali più disparati per realizzare sculture fortemente integrate con i colori, i suoni e la luce del bosco. Il parco ospita anche un Anfiteatro che, in estate, offre un nutrito programma di concerti.
Tutti gli anni, a inizi autunno (quest’anno, domenica 6 ottobre), Gaiole in Chianti diventa cornice spettacolare di una manifestazione a due ruote che non lo è da meno, L’Eroica, vale a dire una corsa non agonistica sulle strade bianche del circondario, in sella a biciclette d’epoca o vintage e abbigliamento in tema. Largo quindi a biciclette dei primi del Novecento, caschetti a strisce di cuoio, guantini, tubolari a tracolla, pantaloni con gambe a sbuffo, gonnelloni, calzettoni e chi più ne ha, ne metta. Punto di partenza e arrivo, Gaiole in Chianti; due percorsi brevi di 38 e 75 chilometri, uno medio di 135 e uno lungo di 200 chilometri, di cui 110 su sterrate. Più che una gara, l’Eroica è una grande festa tra appassionati, vengono infatti premiati i 50 concorrenti che più si sono calati nello spirito della manifestazione.
San Gusmè, paesino fortificato a pochi chilometri da Castelnuovo Berardenga, è un borgo fortificato tra i più piccoli e belli d’Italia. I suoi 500 metri di mura, intervallati da due porte, racchiudono casette di pietra, un negozio, due ristoranti e l’ufficio postale, la chiesa dei Santi patroni Cosma e Damiano e la Compagnia della SS. Annunziata col caratteristico campanile. Insomma, un’isola di abitazioni medievali sospesa tra un declivio di vigneti e un bosco di ulivi, a due passi dalle sorgenti del fiume Ombrone, dove i circa trecento abitanti, i sangusmeini, hanno deciso di vivere felicemente in piccolo, come un’unica grande famiglia.
Lo si trova sui cartelli in ogni borgo, lungo le strade, dietro i tornanti, insomma dappertutto! l marchio con il simbolo del Gallo Nero è un autentico compagno di viaggio e se, da un lato, ricorda, oltre al vino, anche l’intelligente recupero di una razza autoctona di galletto con le piume nere e i riflessi violacei; dall’altro, rimanda all’atavica rivalità tra Firenze e Siena che, fin dal medioevo, si contendevano questi territori. Per mettere fine alle scaramucce e definire i confini, le due città decisero così di far partire, al canto del gallo, dalle rispettive mura due cavalieri che, galoppando uno verso l’altro avrebbero fissato il confine <<là dove si fossero incontrati>>. I senesi scelsero un gallo bianco e iniziarono a rimpinzarlo di cibo nella convinzione che avrebbe forse cantato più forte. I fiorentini optarono invece per un galletto nero che tennero a stecchetto o che, per la fame, il giorno della sfida, iniziò a cantare prima dell’alba, consentendo al cavaliere fiorentino di partire in anticipo rispetto a quello senese, riuscendo ad arrivare in vista delle mura della città rivale e aggiudicandosi il Chianti.
IL CHIANTI GOLOSO, EVENTI dell’AUTUNNO
Festa dell’Uva, 29 settembre 2019, piazza Buondelmonti, Impruneta (Fi), il momento clou è alle 15.30 con la sfilata dei carri dei quattro storici rioni, in un frizzante contorno di vetrine addobbate a festa, degustazioni e stand gastronomici.
Non solo Vino, 13 ottobre 2019, piazza Matteotti, Greve in Chianti (Fi), mostra mercato con degustazioni di vino Chianti Classico e gli altri prodotti tipici che connotano il territorio; dimostrazioni di artigiani all’opera, giochi d’altri tempi per i più piccoli e gli appassionati di vintage.
Il Pagliaio di Greve in Chianti (Fi), 27 ottobre 2019 vivacissimo mercatino del biologico e dell’artigianato; un’occasione ghiotta per degustare sapori secondo natura, rimpolpare le dispense e scoprire prodotti artigianali realizzati nei laboratori della zona.
Dit’Unto, 13 ottobre 2019, Villa a Sesta, Castelnuovo Berardenga (Si), vivace rassegna gastronomica per chi non ha paura di sporcarsi le dita con i piatti della tradizione; una festa che celebra il cibo genuino e le preparazioni semplici della campagna toscana, con un’offerta che spazia dal cibo di strada al ristorante stellato.
COME ARRIVARE in auto o in moto, con l’autostrada A1 Milano-Roma, uscita Firenze Certosa. Da qui, si può proseguire sulla superstrada Firenze-Siena e uscire a Poggibonsi, porta del Chianti; oppure la statale 222 più conosciuta come Chiantigiana, che serpeggia sui fianchi delle colline e raggiunge le località citate; o infine la statale 2 Cassia, che corre quasi parallela alla superstrada. In aereo, l’aeroporto più comodo e vicino è quello di Firenze. In treno, le stazioni ferroviarie del Chianti sono soltanto due: Poggibonsi e Castellina in Chianti, raggiungibili sia da Firenze che da Siena,