Corea del Sud/ Nel ventre di Seoul
A Seoul, capitale della Corea del Sud, scopriamo una città brulicante di vita. Una città che non si ferma mai. Neppure la notte. Ancora alle due del mattino, vediamo gente che passeggia in tutta tranquillità lungo le rive del fiume Hangang, che la taglia in due; gente che si concede uno spuntino a base di hot-dog fumanti comprati dai venditori ambulanti o che si infila nei centri commerciali per fare acquisti.
Seoul è infatti uno dei paradisi orientali dello shopping, i suoi centri commerciali sono tra i più moderni e forniti di tutta l’Asia, testimoni di uno sviluppo economico che ha avuto tempi e modi da record.
Distrutta dalla Guerra di Corea, Seoul è stata ricostruita negli anni ’50. In pochi decenni, gli abitanti sono passati da pochi milioni ai quasi tredici attuali e l’economia è letteralmente esplosa, grazie a settori trainanti, come automobili, telefonini, semiconduttori, navi e prodotti tecnologici, che arrivano a costare anche il 30% in meno dell’Italia.
Se volete toccare tutto questo con mano, fate un salto allo Yongsan Eletronics Market, dove una moltitudine di negozi propone le ultime novità dell’elettronica: nootebook sottiletta, tablet minimali, telefoni da polso, iPod da primato e molto, molto altro. Techno Mart è invece specializzato in macchine e materiali fotografici: macchine compatte, digitali reflex, videocamere, obiettivi per professionisti e amatori di tutte le aziende più importanti.
Tutto questo testimonia quello che, in loco, hanno chiamato il “Miracolo del Fiume Hangang”, un processo di sviluppo che, in mezzo secolo, ha trasformato l’economia da agricola in industriale, facendo di Seoul e dell’intero Paese una delle nazioni più avanzate dell’Asia.
E che Seoul sia efficiente, capace di rinnovarsi in fretta, lo vediamo da molti aspetti, primo fra tutti i trasporti, con quegli oltre 280 km di metropolitana, scanditi da 266 stazioni, che collegano l’aeroporto internazionale di Incheon, a ovest, all’Olimpic Park, a est.
Ma tra tanta modernità, quartieri avveniristici, palazzi di vetro e aria condizionata, scopriamo che il cuore antico di Seoul continua a battere ed è più vivo che mai. E lo troviamo tra affascinanti pagode in legno e templi buddisti; nei grandi parchi lambiti da strade a sei corsie per senso di marcia, dove fin dall’alba si pratica il Thai Chi.
Lo troviamo al Gyeongdong Herbal Medicine Market, dove si continuano a vendere i rimedi della medicina tradizionale,
come radici di crisantemo contro il mal di testa, rametti chiamati Kogap’i, il cui decotto fa bene contro l’artrite; corna di cervo per contrastare l’invecchiamento e intriganti polverine colorate per eliminare tossine e prevenire malattie.
Lo troviamo, questo cuore antico, nel meraviglioso complesso di Palazzi Reali, da dove decidiamo di iniziare la nostra visita. Costruiti verso la fine del Trecento, si trovano nella parte settentrionale di Seoul e sono raggiungibili con la linea 3 della metro (stazione Gyoengbokgung, uscita 5).
Imponenti e sontuosi, hanno mantenuto intatta la capacità di farti sentire piccolo piccolo, di ipnotizzarti coi colori sfolgoranti dei bellissimi templi lignei, dove si invocavano gli spiriti degli antenati, e con le sontuose residenze, dove fin dall’infanzia, il re era iniziato al Confucianesimo.
Il Palazzo Gyoengbokkung fu il primo ad essere costruito e fu una specie di modello per tutti gli altri. La sua bella forma quadrata è scandita da quattro porte, che corrispondono ai punti cardinali: un tempo consentivano il transito al re e ai funzionari governativi. Siamo fortunati, e arriviamo in tempo per assistere al cambio della guardia (che non avviene mai a orari fissi), spettacolo che, a ogni latitudine, non manca mai di incuriosire.
Protagoniste, qui, sono guardie impettite ma dallo sguardo sereno, che indossano cappelli a tesa larga e morbide tuniche rosse e blu.
Setacciando il complesso Gyoengbokkung in tutta tranquillità, come fanno un gruppo di suorine in abito grigio, che ogni tanto si concedono una sosta riposa-piedi nel verde e nella frescura, scopriamo che, qui, ha sede anche il Museo del Folclore, con un ricco spaccato di vita coreana del tempo che fu. A nord del Museo, troviamo poi la Casa Blu, la residenza del presidente della repubblica e, a est, il quartiere di In Sae Dong, uno dei più caratteristici di Seoul, brulicante di caffè, ristoranti tradizionali e negozi d’antiquariato.
Pranzo veloce a base di zuppa di verdure e bibimbap (pietanza diffusissima fatta di riso, carne macinata, verdure julienne e salsa piccante all’aglio kimchi,
e via, ancora, a caccia di monumenti e palazzi, come il Jogyesa Temple, circondato da grattacieli lungo la Ujeonggun street, dove giganteggia una statua di Buddha contornata da luoghi di preghiera e meditazione.
L’ultima tappa del pomeriggio la riserviamo al quattrocentesco Palazzo Changdeokgung, che raggiungiamo con la metro 3 (stazione Anguk uscita 3), una meraviglia architettonica, mossa da pagode, statue di animali mitologici e col giardino segreto di Piwon, dove i reali riposavano nella quiete della natura. Dal 1977 fa parte della lunga lista dei beni Unesco Patrimonio dell’Umanità.
Info:
Indirizzi utili:
Korean National Tourism Organization (KNTO): www.visitkorea.or.kr ;
Compagnia aerea di bandiera: www.koreanair.com
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