Domenica ti porterò sul lago… Maggiore
Domenica ti porterò sul lago…, cantava il grande Fabio Concato. E sul lago vogliamo portarvi anche noi, in questo inizio di primavera un po’ stentorea, nella speranza che la dolcezza del clima lacustre sappia trasformarla in una piacevole evasione.
Tra i tanti, abbiamo scelto il Lago Maggiore, stretto tra Italia e Svizzera, tra Piemonte e Lombardia, tra le montagne imbiancate del Monte Rosa e le colline dolci del Parco del Ticino. Uno specchio d’acqua particolarmente virtuoso, che riesce a mescolare bellezze naturali ed eventi culturali, curiosità mondane e sapori locali, vacanze attive e dolce far niente su spiaggette discrete e appartate.
E poi, ci sono i castelli, gli eremi, le statue monumentali, le dimore storiche coi loro meravigliosi giardini, colorati dalle fioriture di stagione.
La nostra gita inizia guardandolo dall’alto, il Lago Maggiore, dalla sommità del cosiddetto Sancarlone, una statua seicentesca, alta ben 35 metri, dedicata a San Carlo Borromeo, che svetta a 300 metri d’altezza, su una collina che sovrasta Arona, tranquilla cittadina della sponda piemontese. Seconda per altezza soltanto alla Statua della Libertà di New York, questa statua cava sfoggia una miriade di lastre in rame battute a martello, che ne ricoprono la superficie esterna.
E al pari della collega d’Oltreoceano, consente di visitarne anche l’interno, salendo prima fino al terrazzo sopra il basamento e poi, grazie a ripide scalette, di inerpicarsi fino alla testa, da dove si domina tutto il lago, la costa piemontese e quella lombarda fin giù ad Angera riconoscibile dalla celebre Rocca. Osservati da lassù, i turisti che risalgono la collina sembrano tante formiche ed è curioso cogliere sui loro volti quell’espressione un po’ stranita e un po’ sorpresa di chi, all’improvviso, si percepisce immensamente piccolo.
Ma è Angera la nostra prossima tappa, che raggiungiamo con i battelli della linea pubblica in partenza dal porto di Arona (parcheggio in Piazzale Largo Vidale, retrostante all’Ufficio Turistico). Una manciata di minuti sfilando sul pelo dell’acqua ed eccoci sulla sponda varesotta, in una cittadina che, per la posizione strategica, ebbe un ruolo importante nella gestione dei traffici commerciali, come testimonia la bellissima Rocca di Angera, costruita su uno sperone di roccia, vera e propria sentinella della parte meridionale del lago.
La Rocca, che appartenne prima agli arcivescovi di Milano poi ai Visconti e infine ai Borromeo, ospita oggi il Museo della Bambola e del Giocattolo d’Epoca, uno tra i più importanti d’Europa (dall’imbarcadero si raggiunge a piedi in circa 20 minuti), fondato nel 1988 dalla principessa Bona Borromeo Arese e articolato in varie sale nell’ala Viscontea e Borromea, nell’Oratorio e nelle Scuderie. La collezione comprende migliaia di pezzi dal Settecento a oggi, alcuni molto rari e provenienti da tutto il mondo. Bambole, giocattoli, modellini di mobili e cucine realizzati coi materiali più diversi, legno, cera, stoffa, porcellana, cartapesta fino ai più recenti materiali plastici. Alcune bambole sono semplicemente deliziose, curate nei minimi dettagli, coi faccini di biscuit, gli abiti ispirati a quelli delle fanciulle delle classi più abbienti e gli accessori ricercati. Molto interessante è anche la sezione dedicata agli automi francesi e tedeschi, realizzati da artigiani e orologiai tra Ottocento e Novecento.
Riprendiamo il nostro viaggio a zig zag sulle acque del lago, ritornando alla sponda piemontese, destinazione: Stresa, la Perla del Verbano, città turistica per eccellenza, celebre fin dall’Ottocento per gli alberghi e le dimore di prestigio. Come Villa Pallavicino, incorniciata da venti ettari di parco straordinario, dove si possono ammirare piante secolari e una quarantina di specie animali, che vivono in spazi ampi: lama, canguri, fenicotteri, capre tibetane.
Quattro passi sul bellissimo e ordinatissimo lungolago sono quasi d’obbligo, prima di imbarcarci per l’Eremo di Santa Caterina del Sasso, l’ennesima meraviglia del lago, un monastero la cui facciata sembra fare tutt’uno con lo scoglio che si specchia nelle acque della sponda varesotta, nel comune di Leggiuno. Secondo la leggenda, nel 1170, il ricco e avido mercante Alberto Besozzi, durante una violenta tempesta, rischiando di naufragare nelle acque del lago, invocò la protezione di Santa Caterina d’Alessandria, che lo salvò. In segno di riconoscenza, il Besozzi si fece allora eremita e fece costruire un primo edificio sacro, ancora visibile sul fondo della chiesa odierna. Il complesso è semplicemente da urlo,, carico di suggestioni e comprende il convento, un porticato rinascimentale affrescato e la Chiesa, che ha accorpato più cappelle. Vi si accede dal lago attraverso una scalinata piuttosto impegnativa (80 gradini) o dal piazzale sulla sommità del dirupo (268 gradini, ascensore per disabili nei pressi del parcheggio soprastante).
Partendo sempre da Stresa, si può poi fare una puntatina di scoperta anche ad Alpino, dove si annida il Giardino Botanico Alpinia, un’area lussureggiante di 40mila metri quadrati, dove crescono centinaia di specie tipiche dell’arco alpino e subalpino, oltre a piante provenienti da Cina, Giappone e Caucaso. Al Giardino si può accedere anche con la funivia del Mottarone. In auto, si deve invece raggiungere Ginese e seguire le indicazioni per Alpino.
Irrinunciabile, infine, una gita alle vicine Isole Borromee, che già da sole varrebbero il viaggio, di cui vi parliamo nel relativo post.
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