Old West USA, la leggenda continua
Amanti del Vecchio Selvaggio West tenetevi forte e preparate i biglietti di viaggio, perché, nella terra di indiani e cowboys, stanno per arrivare Appuntamenti con la a maiuscola.
Tra Montana, North Dakota, South Dakota e Wyoming la leggenda continua anche nell’era del web 2.0 e offre momenti entusiasmanti, come, per esempio, la riapertura dal 15 maggio dell’ Old Trail Town, un villaggio storico, alle porte di Cody, cittadina del Wyoming fondata da Buffalo Bill, che racconta la storia e lo stile di vita della Western Frontier del 1890.
L’Old Trail Town festeggia quest’anno i 50 anni tondi e si trova a pochi chilometri dallo Yellowstone National Park, il che rende il tutto estremamente ghiotto.
Passeggiare per le strade di questo villaggio-museo significa scoprire una rara collezione di edifici antichi in legno, tutti autentici, completi di mobili e suppellettili originali, provenienti dal Montana e dal Wyoming. E poi, carri dei pionieri, carrozze, diligenze, finimenti equestri, vecchi aratri, cordami, bauli e molti altri reperti sapientemente assemblati e collocati dallo storico del West Bob Edgar e dal suo staff di collaboratori.
Come potete capire, si tratta di un luogo estremamente evocativo, dove l’immaginazione corre più veloce della luce, facendo rivivere storie di cowboy, cacciatori di pelli, scout e fuorilegge.
Il villaggio lo si gira liberamente, curiosando in ogni angolo, in ogni edificio e ad ogni passo, l’adrenalina sale.
Si può, per esempio, vedere la baita originale di Mud Spring, usata come nascondiglio dai banditi Butch Cassidy and the Sundance Kid dopo aver svaligiato la banca di Red Lodge, nel Montana, nel 1897.
C’è un saloon del Wyoming, che fu il locale frequentato dalla banda del Mucchio Selvaggio di Cassidy.
E c’è il capanno di Curley, lo scout nativo indiano della tribù dei Crow, che aiutò il Luogotenente Colonnello George A. Custer e il suo 7° Cavalleggeri nella battaglia di Little Big Horn, nel 1876. Fu l’unico scout indiano a sopravvivere al sanguinoso evento.
Tanti i personaggi che qui prendono vita, in un ambiente quanto mai autentico. Ci sono le tombe di famosi trapper, come John Johnson, che Robert Redford interpretò nel 1972 nel film Jeremiah Johnson. E c’è il Memoriale dei Mountain Men, con i busti di bronzo di cacciatori di pelli e guide di montagna.
Dal Wyoming al South Dakota, dove sta per aprirsi la stagione dei Powwow (Wacipi, in lingua indigena), i grandi raduni delle tribù native, durante i quali si indossano i costumi e i copricapi tradizionali e si canta, si danza al ritmo martellante dei tamburi, proprio come abbiamo sempre visto in tanti film western.
Uno spettacolo di grande impatto visivo ed emotivo, che va ben aldilà del semplice aspetto folcloristico, dimostrando di essere una parte viva e vegeta della cultura nativa, uno spezzone importantissimo di quella che viene chiamata la Real America.
Il periodo di picco dei Powwow va da giungo a fine settembre-ottobre, anche se anticamente, erano un evento di primavera, che celebrava il rinnovarsi della vita. Dopo il lungo inverno delle Montagne Rocciose, il Powwow era l’occasione per i Lakota e le altre tribù native per ritrovarsi, rinsaldare i rapporti, stringerne di nuovi e celebrare con orgoglio la loro cultura, tramandandone riti e tradizioni.
Oggi, esiste un vero e proprio circuito di questi raduni, che sono seguitissimi anche dai turisti e da un pubblico eterogeneo. Affollatissimo è, per esempio il Powwow di Pine Ridge, il primo weekend di agosto, che ha come protagoniste le tribù Oglala. O quello a Rosebud, dal 24 al 27 agosto, animato dalle tribù Lakota. Mentre dal 7 al 9 ottobre, le tribù delle Great Plains, le grandi pianure, riempiono di canti e danze le magnifiche Black Hills. Il tutto, con contorno di mostre d’arte, gare di giochi manuali e tornei sportivi.
Link utili: The Real America www.realamerica.it
Crediti fotografici The Real America