Polonia, sulla Strada dei Nidi d’Aquila
E’ un itinerario decisamente particolare, quello della Strada dei Nidi d’Aquila, tra Cracovia e Czestochowa, nel ventre della Polonia; 164 km di natura selvaggia, manieri che svettano su speroni sospesi nel vuoto, tradizionali architetture in legno e chiesette silenziose. Quelle che piacevano tanto a Papa Wojtila.
Un viaggio piacevole e sorprendente, attraverso regioni dense di fascino, che portano il nome di Slesia e Malopolska, dove per secoli hanno viaggiato uomini, merci, idee e culture, guardati dall’alto proprio da quelle rocche dal profilo ardito, chiamate per l’appunto Nidi d’Aquila.
La storia dice infatti che, a partire dall’anno mille, i polacchi iniziarono a costruire rocche e fortificazioni sull’Altopiano Krakowsko – Czestochowskie, per proteggere i traffici commerciali tra la neonata capitale Cracovia e la città di Czestochowa.
Molti di questi manieri, piantati in cima a colline calcaree, hanno avuto vita tribolata finendo distrutti o gravemente danneggiati durante la guerra svedese. Altri hanno però resistito e ancor oggi svettano indomiti come antichi guerrieri.
Partendo da Cracovia, seguiamo per poco più di venti chilometri la statale 94 in direzione Jerzmanowice. Dopodiché, deviando a destra per Saspów, prendiamo la rotabile che s’insinua nel Parco Nazionale Ojcow, il più piccolo dei 23 esistenti nel Paese. Un paradiso verde molto apprezzato dai trekkers per la bellissima rete di sentieri segnalati e dagli speleologi, che possono sbizzarrirsi tra più di 400 cavità ipogee, alcune delle quali accessibili anche ai turisti. Tra queste, la Grotta di Lokietek e la Grotta Ciemna, dove vivono ben 15 delle 21 specie di pipistrelli note nel Paese.
Proprio in quest’area protetta, spuntano i resti dell’omonimo maniero e la Kaplica na Wodzie, una chiesetta deliziosa, costruita sul torrente Pradnik, negli anni in cui lo zar Nicola II di Russia vietò la costruzione di edifici sacri sulla terra, ma non sull’acqua.
Proseguendo per Skala, incontriamo il mulino-segheria Boroniowka, entrambi ancora funzionanti e il Castello di Pieskova (XIV sec.), adagiato su un colle decisamente ripido, in prossimità di una struttura calcarea alta alcune decine di metri, chiamata Clava di Ettore, Maczuga Herkulesa, per i polacchi.
Riguadagnata la rotabile 94, continuiamo per Olkusz, città la cui fortuna è stata legata alle miniere di zinco, piombo e argento. Una visita al Museo Civico per familiarizzare con la vita e le tradizioni della zona e poi via verso Rabsztyn, 5 km a est di Olkusz, dove si annida uno dei manieri più suggestivi della Strada dei Nidi d’Aquila, il cui corpo risale in parte al XIV secolo e le cui mura fanno da corona alla cima della collina.
Proseguendo sulla strada 791, approdiamo a Ogrodzieniec (i nomi, in Polonia sono quasi una tortura!), dove l’omonimo castello ha fama di essere tra i più belli e frequentati della Strada dei Nidi d’Aquila. Nonostante i danneggiamenti causati dall’invasione svedese nella seconda metà del Seicento, ha conservato intatto il suo fascino, complice il sistema di scale che consente di accedere alle merlature e alle poche sale dotate di arredi e armature. La cornice è particolarmente d’effetto, perché, attorno alla fortezza, si ergono prepotenti pareti e pinnacoli di roccia con numerose vie d’arrampicata attrezzate con spit. Chi preferisce una tranquilla escursione a piedi, può invece raggiungere il monte Birów, a nord, dove spunta la ricostruzione di un insediamento slavo risalente all’epoca medievale.
Ripresa la strada per Czestochowa, decidiamo di concederci una nuova tappa a Źarki, dove è stato aperto un museo più unico che raro, il Muzeum Stary Mlyn, all’interno di un vecchio mulino centenario, dove sono stati raccolti attrezzi artigianali per la molitura e la produzione di botti e di ruote.
Ma la zona offre diversi siti d’interesse. Disponendo di tempo, vale per esempio la pena visitare: il Santuario di Leśniow molto amato dai pellegrini e i castelli di Mirów e Bobolice.
Oppure pensare a una passeggiata nel deserto. Sì, proprio nel deserto, quello di Siedlecka, un’area sabbiosa di circa 25 ettari, con tanto di dune, escursionisti solitari o visitatori in fuoristrada.
Ripresa la via per Czestochowa, incontriamo, a Olsztyn, l’ennesimo bel castello, fatto erigere da re Kazimierz nel XIV secolo.
Una strada ampia e scorrevole ci porta finalmente all’ultima tappa del viaggio: Czestochowa, dove la visita inizia salendo sulla Torre del municipio neoclassico, sede del Museo Civico, da dove si gode una bella vista sul centro storico ricco di chiese e palazzi. Assolutamente imperdibile è una tappa al Museo delle Monete e delle Medaglie di Papa Giovanni Paolo II. Inaugurata nel 2011, la collezione comprende una copia fedele dell’anello e del pastorale nonché uno zucchetto indossato dal Pontefice e oltre 5500 cimeli numismatici provenienti da tutto il mondo.
L’attaccamento che i polacchi hanno per il “loro Papa” balza evidente in ogni angolo della città: fotografie e targhe commemorative sono presenti nei luoghi frequentati e amati da Wojtyla. Alta ben 14 metri, la più grande statua del mondo raffigurante Giovanni Paolo II si trova proprio a Czestochowa, nel Miniature Park; un’altra, di bronzo, è posizionata all’esterno del Santuario si Jasna Góra, uno dei luoghi di culto più importanti per i cristiani. Ogni anno, circa 5 milioni di pellegrini recano omaggio alla miracolosa Madonna con Bambino, chiamata Madonna Nera, portata in quest’angolo di Polonia dal principe Opole Wladyslaw nel 1382. Straordinaria, la raccolta di ex voto custoditi nella Tesoreria, nell’Arsenale e nel Museo. Ma ciò che più colpisce è la fede dei pellegrini, che procedono inginocchiati attorno all’altare con l’icona della Madonna. In molti sono arrivati a piedi da lontano, da Varsavia o da Cracovia.
Info: Ufficio Turistico Polacco
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