Sappada (Friuli), Dolomiti veraci e golose .
Sospesa tra Friuli, Veneto e Carinzia, Sappada è un delizioso mosaico di borgate adagiate ai piedi del Monte Peralba e di altre vette dolomitiche, a cui l’inverno regala una bellezza singolare, accentuando quel tratto austriaco che, secondo la leggenda, le diedero gli originari coloni dalla Villgrattental (Tirolo) e che ancora oggi si può leggere nelle architetture tradizionali, con case (haus) e stalle (schtol) costruite per lo più con il sistema Blockbau: il basamento in pietra e la parte superiore fatta di tronchi sovrapposti orizzontalmente e incastrati negli angoli senza l’utilizzo di viti o chiodi.
Sappada Vecchia, articolata in 8 borgate (Muhlbach, Cottern, Hoffe, Fontana, Kratten, Soravia, Ecche e Puiche), è un concentrato di questi edifici carichi di fascino, di chiesette, fienili e rastrelliere (Keisn) utilizzati un tempo per essiccare i cereali. Un microcosmo che ha vinto la sfida del tempo e della globalizzazione e che, proprio per questo, dal 2007 può fregiarsi della Bandiera Arancione del Touring Club Italiano in quanto piccolo comune in grado di offrire accoglienza di qualità, in “luoghi di cultura e tradizione, fuori dai flussi turistici tradizionali”.
Ce ne rendiamo conto setacciando vicoli, slarghi e stradine, scoprendo a ogni passo scorci e dettagli inconsueti da fotografare: balconi, murales con scene di vita contadina, statue di legno, richiami al vivace carnevale sappadino, che ha come personaggio chiave la maschera inquietante del Rollate, di cui persino i lampioni recano l’effigie.
Tappa d’obbligo, il Museo Etnografico Giuseppe Fontana con le sue collezioni geologica e paleontologica, manufatti di legno, oggetti d’uso quotidiano e una sezione dedicata alle usanze sacre e profane del territorio. E’ qui che scopriamo che, fino agli anni Quaranta del secolo scorso, in tutta la valle si parlava il Plodarisch, una lingua legata al tedesco medioevale con numerosi elementi comuni a quelle di Sauris e di Timau, in Carnia. In seguito, prevalsero le imposizioni linguistiche del fascismo e l’utilizzo di parole neolatine, che non hanno però cancellato del tutto l’interesse per la lingua arcaica, come testimonia un manipolo di appassionati, riuniti nell’ Associazione Plodar, che dal 2004 organizza anche corsi di sappadino.
Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, anche i giovani sono orgogliosi delle loro radici d’oltralpe, come, per esempio, Manuel Cesco, talentuoso scultore di Cima Sappada, che non ha avuto esitazioni nell’ aggiungere al cognome del padre, quello della madre, che fa Graz ed è di chiara matrice austriaca.
Anche la cucina tradizionale sappadina affonda le radici nel passato d’oltralpe, portando in tavola specialità capaci di accontentare anche i palati più esigenti: ravioli alle erbe (gepichta kropfn); canederli di pane raffermo e speck; minestra d’orzo con latte, speck e patate (Gherschte suppe); Spetzli agli spinaci; cervo con salsa di mirtilli; polenta con fonduta e funghi.
Da queste parti si gusta anche una singolare quanto profumata Saurnschotte, ricotta acida aromatizzata al dragoncello, prodotta in un piccolo caseificio in Borgata Fontana, gestito da due intraprendenti sorelle.
Covo goloso assolutamente da non perdere è la Bottega di Sappada in Borgata Palù, gestito da Massimo e Michela, attenti selezionatori di speck, formaggi di malga a varia stagionatura, grappe, salse, confetture e altre specialità dolomitiche. E poi, per colazioni e merende veloci, magari di rientro da una passeggiata in quota, c’è il Forno Pasticceria Dorfarpeck in Borgata Granvilla, dove si viene letteralmente rapiti dal profumo di torta di grano saraceno, pani ai cereali e bretzen appena sfornati.
Link utili : Consorzio di Promozione Turistica Sappada
Arrivare: in auto, seguire l’autostrada A27 fino a Ponte nelle Alpi – Longarone, prosguire sulla statale 51 deviando a destra prima di Tai in Cadore per la 51bis. In treno, raggiunta la stazione di Calalzo, si prosegue per Sappada in bus.
Altri articoli sul Friuli Venezia Giulia:
Carnia, erbe spontanee in festa
Muggia (Trieste), bentornato Carnevale !
San Daniele, principe dei prosciutti