Settembre nel Delta Veneto del Po
Settembre, giornate lunghe e soleggiate, cosa c’è di meglio di una gita o un weekend in una delle zone umide più affascinanti d’Italia e d’Europa, dove, tra terra e mare, la natura offre uno spaccato grandioso, accompagnato da storia, sapori, usi e tradizioni unici.
Il territorio
Questo posto è il versante veneto del Parco del Delta del Po, in provincia di Rovigo, esteso circa 120 chilometri quadrati, più di un sesto dell’area complessiva del Delta, considerato uno degli ambienti biologicamente più dinamici d’Italia, formato dalla sedimentazione del Po e dal vivace intreccio dei suoi rami in gran parte collocati sotto il livello del mare e, pertanto, soggetti al continuo incontro tra acque dolci e salmastre.
Una terra speciale, anzi, specialissima, amata dai fotografi e da chi predilige il turismo slow, a contatto con la natura, tra zone umide, che sono intriganti mosaici d’acqua dolce e salata, dune, valli da pesca, sacche e bordure sabbiose.
Soltanto in barca si possono raggiungere Scano Boa con i casoni dei pescatori fatti di canna lacustre e l’Isola di Batteria, con le vecchie abitazioni dei contadini, oggi abbandonate e semisommerse.
Ci si può imbarcare a Pila, alla foce del ramo principale del Po, a Ca’ Tiepolo, a Barricata o, se si vuole visitare anche il litorale di Rosolina, a Porto Caleri.
Un buon punto d’appoggio per la scoperta del Delta sono sicuramente Porto Tolle e il Barricata Holiday Village, adagiato sul limite meridionale dell’Isola della Donzella, a due passi da una bella spiaggia.
Dal Barricata Ranch, dove si allevano cavalli argentini, Camargue e Avelignesi, si parte per piacevoli escursioni equestri lungo gli argini, nella campagna e perfino in riva al mare sempre accompagnati da guide esperte e qualificate. Al villaggio si può anche noleggiare la bicicletta per percorrere il periplo dell’Isola della Donzella, 70 chilometri di strada asfaltata, tra scenari da cartolina e lagune abitate da gabbiani, sterne e ibis.
Ma il Parco offre anche tappe monumentali di spessore, come Adria, a 22 km da Rovigo, città dalle origini antichissime, che dette il nome al Mar Adriatico. Oltre alla vecchia Cattedrale con gli affreschi bizantini datati VII secolo, merita una visita il Museo Archeologico Nazionale, le cui 11 sezioni raccolgono migliaia di reperti che hanno valso a quest’angolo di Basso Polesine il titolo di Mesopotamia d’Italia e raccontano le vicende di questa città portuale già molto importante al tempo di Etruschi e Romani.
Continuando il viaggio verso sud est, vi consigliamo una sosta alla Fattoria Didattica L’Ocarina, a Grillara, nell’isola di Ariano, dove il titolare, Benvenuto Fecchio continua l’attività di famiglia modellando l’argilla o tivaro, come la chiamano da queste parti, di cui sono ricche le golene del Po, dando vita a bellissime sagome di gufi, gabbiani, anatre, rane, oche, pupazzi e balocchi ispirati all’universo di Carlo Collodi.
La visita alla fattoria è molto interessante perché svela i trucchi della lavorazione artigianale dell’argilla e fa toccare con mano un mondo di segreti tramandati dai popoli più antichi.
La realizzazione di questa singolare esposizione, parte integrante del sistema museale della Provincia di Rovigo, è stata possibile anche grazie al patrocinio dell’Ente Parco del Delta del Po.
Un posto incredibile è la Sacca di Scardovari, con le caratteristiche palafitte di legno dei pescatori di cozze, eccellenze D.O.P. dal 2013, allevate all’interno di impianti galleggianti installati nella sacca del Po e in mare aperto.
I Sapori
Nei ristoranti della zona, si possono facilmente gustare i mitili, peoci in veneto, cucinati alla polesana, una ricetta semplice ma gustosissima: dopo averli saltati con olio extravergine d’oliva, aglio e pepe, se ne termina la cottura con il vino bianco, mantenendo la padella coperta.
Talvolta le cozze vengono aggiunte anche al risotto de pesse alla Polesana, condito con un generoso sugo fatto con pesci di stagione (branzino, orata, anguilla, ecc.).
I segreti di questa ricetta sono due: il pesce freschissimo e il riso. Qui si usa quello del Delta del Po I.G.P. che, oltre a reggere bene la cottura, ha una sapidità speciale, legata alla natura salmastra dei terreni di produzione.
Una delle ricette più tradizionali del territorio è risi e fasoi duri o riso alla canarola, il cui nome è legato alla canna palustre che i pescatori utilizzavano per riscaldare questa pietanza.
Per almeno due ore e mezzo, si cuociono nell’acqua il sedano, la carota, la cipolla, la cotenna di maiale, la conserva di pomodoro e i fagioli precedentemente ammollati. A cottura ultimata, si passa solo una parte dei fagioli e delle verdure. Poi si mette il tutto in una pentola di alluminio, alla quale si aggiunge il riso in modo che formi una sorta di montagnola. Ripreso il bollore, si mescola e si abbassa il fuoco al minimo. Dopo 10 minuti di cottura a pentola coperta si spegne il fuoco e si lascia riposare per almeno 2 ore.
Info
Come arrivare, dall’autostrada A13, Padova – Bologna uscire a Rovigo o a Boara Polesine se si proviene da nord. Le principali strade che vanno da ovest ad est (perciò alla Statale 309 Romea) sono generalmente abbastanza ampie, se si escludono quelle arginali e alcune di campagna. Da maggio ad ottobre alcune tratte interne sono interdette ai veicoli a motore; attenzione ai divieti. www.parcodeltapo.org
Crediti fotografici: Alberto Campanile
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