Valsesia (Vc), tra i sapori dell’Alto Piemonte
“La tradizione -scriveva Oscar Wilde- non è altro che un’innovazione ben riuscita” e di innovazioni ben riuscite ne ho trovate davvero tante in Valsesia (Vercelli) e tutte degne di nota.
Questa valle dell’Alto Piemonte, solcata dal fiume Sesia, disegnata dalle colline dolci di Gattinara e dalle pendici imponenti del Monte Rosa (4634 mt), schiude covi golosi ed esempi di agricoltura eroica, che da soli valgono il viaggio e l’esplorazione.
Ma, venite con me!
UNA PICCOLA VALLE ALLO ZAFFERANO
Nella frazione di Nosuggio, in una valletta laterale chiamata Valmastallone, tutta gole e natura selvaggia, Federica Ferro e il marito Claudio si sono lanciati in una vera e propria avventura di agricoltura eroica, coltivando zafferano biologico a 655 metri di quota.
Come la stessa Federica ama sottolineare, la loro è un’alleanza, una collaborazione con la natura, recuperando campi e orti in disuso e coltivandoli in maniera sostenibile.
Il risultato è uno zafferano i cui stigmi sono stati classificati di Prima Qualità: <<I suoi fiori crescono forti e rigogliosi grazie all’ambiente naturale e a sistemi di coltivazione a bassissimo impatto ambientale e gli stigmi sprigionano qualità organolettiche superiori, che valorizzano i piatti, esaltandone sapore, colore e profumo>>, spiega Federica, mentre mi fa visitare il suo piccolo e luminoso laboratorio.
Questo zafferano sigla inoltre collaborazioni molto interessanti, aromatizzando il miele di montagna (delizioso con la toma d’alpeggio), la birra del Monte Rosa e dolcetti sfiziosi come meringhe e biscotti, che riempiono le scansie del nuovissimo negozietto.
E non è tutto, perché direttamente dal frutteto aziendale, arrivano mele biologiche e nostrane, che vengono trasformate in un aceto dal bel color ambrato, ricco di sostanze nobili amiche della salute e della bellezza. Così pure, l’olio di noci, prodotto solo con noci valligiane, come facevano nonni e bisnonni.
FOBELLO E I BISCOTTINI DELLE STREGHE
La mia esplorazione dell’Alta Valsesia continua in direzione Fobello, nel cuore del Parco Naturale Alta Valsesia, una manciata di case attorno a una chiesa, dove nacque Vincenzo Lancia, il fondatore dell’omonima casa automobilistica.
Qui, tra i boschi di faggio e il gorgoglio di fontanelle, spunta un piccolo negozio che è tutto un profumo e il cui nome è un programma: I Biscutin dal Strii, I Biscottini delle Streghe, il regno di Anna Maria Tirozzio, che in fatto di biscotti e pastafrolle la sa davvero lunga.
Da lustri, il suo forno propone squisitezze a base di farine semi integrali biologiche macinate a pietra, burro di alta qualità, uova di galline allevate a terra e aromi naturali, senza conservanti né coloranti. Squisitezze che si chiamano Ciovetti , biscotti sablé con farina di riso; Sajetti fatti con albumi e vaniglia Bourbon; Pulenta Fublina con farina di mais biologica macinata a pietra; Buscai a base di albumi e nocciole Piemonte IGP; Tenc con cacao amaro del Madagascar e tanto altro da far perdere la testa.
TRA LE COLLINE DEL NEBBIOLO
Lascio la montagna e punto a latitudini più basse, dove il territorio è mosso da una quinta di bellissime colline che schiudono panorami fantastici sulla pianura, i monti e ancora sul massiccio del Rosa.
La mia meta è Gattinara, rinomata Città del Vino e del buon vivere, come recitano le locandine turistiche.
Oltre a un centro storico millenario molto ben conservato (Torre delle Castelle XI sec., Castello di S.Lorenzo, Parrocchiale San Pietro XV sec, portici caratteristici …), Gattinara regala meravigliosi itinerari tra i vigneti e nella natura fino alle rive del fiume Sesia.
Imperdibili, la Via dei Calici, la Big Bench, la Panchina Gigante posizionata in un meraviglioso punto panoramico e le Vie del Vino, che si snodano tra cantine e vigneti. Completa il tutto l’Enoteca Regionale di Gattinara e delle Terre del Nebbiolo del Nord Piemonte, accasata a Villa Paolotti, dove si possono trovare tutti i grandi vini di questa zona e molti altri prodotti d’eccellenza.
La cantina che visito si chiama Il Chiosso, azienda vitivinicola ed enoturistica, gestita da due giovani e appassionati imprenditori: Marco Arlunno e Carlo Cambieri.
Il nome non è casuale, perché, in Alto Piemonte, il chiosso è un vigneto delimitato da un muro in pietra che simboleggia l’importanza di un determinato cru nel dar vita a vini unici.
Ispirandosi a questo concetto, Marco e Carlo coltivano personalmente le viti nel più assoluto rispetto della natura e dei suoi ritmi, vinificando le uve nel più tradizionale dei modi e ottenendo denominazioni prestigiose quali Gattinara, Ghemme e Fara.
Va subito detto che il vitigno principe di queste colline è il Nebbiolo, vinificato in purezza o con una piccola percentuale di Vespolina (specie autoctona), come da Disciplinare.
Grazie alla sua indole robusta, il Nebbiolo si adatta infatti molto bene a questi terreni a base acida, composti da porfidi di antichissima origine vulcanica.
Tanto il rosso Ghemme D.O.C.G. quanto il tannico e corposo Gattinara D.O.C.G. esprimono al meglio l’anima di questi luoghi e sono compagni ideali per piatti a base di selvaggina, carni rosse, insaccati e paste fatte in casa.
L’azienda vanta inoltre una vivace attività enoturistica, organizzando non solo degustazioni in cantina, ma anche passeggiate e picnic nei vigneti, aperitivi, feste del vino… Qualche anno fa, ha conquistato le colonne del prestigioso Wine Spectator, ritagliandosi una mercato interessante anche negli Stati Uniti.
DALLE MIACCE AI RISTORANTI GOURMET
Più croccante di una cre^pe, più sottile di una piadina, la miaccia è l’ennesimo simbolo della gastronomia valsesiana. Un cibo povero, di strada, chiamatelo come volete, ma comunque una specialità golosa e sfiziosa, ottima a colazione, per un pranzo veloce, a merenda, come spuntino, come e quando volete voi.
Gli ingredienti della pastella sono semplici e naturali: farina bianca, gialla, uova, latte e sale. Una volta ben amalgamata, la pastella viene schiacciata molto bene e cotta su piastre in ghisa per un paio di minuti, piegata a mezza luna e farcita a piacere, sia con alimenti salati che dolci (confetture, cioccolata…), quindi ulteriormente riscaldata e servita ben croccante.
In centro a Varallo, cuore pulsante della Valsesia, c’è la Miacceria di Silvia Strada che, con il marito Manuel, gestisce questo locale piccolo ma accogliente, frequentatissimo a tutte le ore.
Silvia è un tipo solare e ben volentieri racconta della sua tradizione familiare in fatto di miacce e di quanto le piaccia provare abbinamenti sempre nuovi. Dal suo estro escono fragranti mezzelune farcite con pancetta, confettura di mele e saleggia ovvero il timo serpillo; con blu di capra e mirtilli; con l’immancabile toma valsesiana, lardo, noci e miele.
La natura forte ed esuberante della Valsesia consente di portare sulle tavole prodotti sostanziosi e genuini, che i ristoratori del territorio declinano in piatti di carattere.
Ai piedi del Sacro Monte di Varallo, per esempio, ho assaporato le specialità del Ristorante Sacro Monte, in un ambiente luminoso e familiare, mosso da grandi arcate e con grandi e bellissime pentole in rame alle pareti.
Delicato ma allo stesso tempo saporito, il tortino di zucca con una generosa fonduta di toma locale (i miei colleghi non si sono sottratti alla scarpetta!) e, ciliegina sulla torta, un sontuoso risotto al Gattinara D.O.C.G.
Altro covo per buongustai è l’Hostaria di Bricai, a Varallo, in posizione panoramica sul borgo, a mo’ di nido d’aquila. Dietro ai fornelli, lo chef Giorgio De Fabiani, mentre la moglie Chiara si occupa del la sala.
La loro è la storia di due milanesi molto legati a questa valle (il bisnonno di Giorgio, bottaio, era valsesiano) e con una fortissima passione per la cucina, che hanno lasciato la grande città per stabilirsi qui e aprire il loro ristorante.
Tra ambienti in pietra e legno, allestiti con arredi minimal di buon gusto, si assaporano piatti a base di prodotti stagionali del territorio, interpretati con estro e raffinatezza, in grado di soddisfare anche i palati più esigenti .
Cenare qui è stato molto piacevole, ammirando dall’alto le luci su Varallo. Dopo uno stuzzichino di benvenuto, è stato il momento del coniglio nostrano in porchetta con patata morbida all’olio EVO, seguito dall’uovo pochè e spuma di parmigiano; dal cotechino della Valsesia, vellutata di topinambur, mostarda della casa; dai Tajarin al tartufo Bianco d’Alba, vero e proprio connubio tra due territori; per chiudere in bellezza con un sorbetto di frutta e un cremoso alla nocciola con gelato al miele di rododendro.
Il tutto accompagnato dai vini rosati e rossi di carattere della Cantina Castello di Montecavallo presentati dalla sommelier e contitolare Martina Incisa della Rocchetta.
Link utile : ATL Agenzia di accoglienza turistica locale Biella Valsesia Vercelli
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